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Interconnessione, digitalizzazione ed efficienza energetica sono le parole chiave per la rigenerazione urbana. Il vivere in comunità è abilitato dal fattore smart che attraversa i temi economici, ambientali e sociali.
Le città sono i motori della società globale e, allo stesso tempo, gli epicentri della sfida energetica. A quantificare questo scenario è l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) che, nel suo rapporto “Empowering Urban Energy Transitions: Smart Cities and Smart Grids” del 2024, stima che nei centri urbani si concentri circa il 75% del consumo globale di energia. In un questo contesto la transizione verso un modello più efficiente e meno energivoro diventa rilevante. Una delle modalità privilegiate per rispondere a questa esigenza è il superamento dei modelli urbani tradizionali a favore di nuove realtà policentriche, dove la qualità della vita si basa anche su una gestione più intelligente delle risorse. Questa frontiera dello sviluppo urbano ha un nome: smart district.
Uno smart district è prima di tutto un ecosistema urbano integrato, dove la rigenerazione va ben oltre la semplice costruzione di nuovi edifici. In questa visione, l'immobile non è più il fine, ma diventa un nodo attivo all'interno di un tessuto di residenza, lavoro e relazioni. L'obiettivo è creare un ambiente che migliori la qualità della vita attraverso servizi innovativi e interconnessi che toccano ogni aspetto della quotidianità: dalla mobilità intelligente alla gestione ottimizzata dei rifiuti e dell'illuminazione pubblica, fino a piattaforme digitali che facilitano l'accesso ai servizi e la creazione di una comunità.
Il motore che alimenta e connette questo complesso ecosistema è la Smart Energy: un uso più intelligente delle risorse energetiche basato sulla digitalizzazione e sull'Internet of Things (IoT). Al centro opera la smart grid, una rete elettrica evoluta che, grazie ai dati provenienti da sensori, smart meter e contatori intelligenti, non si limita a distribuire energia, ma ne orchestra la flessibilità.
Questa capacità di bilanciare la produzione e i consumi, è fondamentale per la stabilità e l'efficienza dell'intero distretto. In questo scenario, cittadini e imprese hanno un ruolo sempre più attivo, come consumatori consapevoli e, quando dotati di un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili, come produttori. Questi ultimi, sfruttando tecnologie come il fotovoltaico e i sistemi di accumulo e di monitoraggio, non solo producono e consumano energia, ma la mettono a disposizione del sistema in modo flessibile. Un edificio "smart", ad esempio, può immagazzinare l'energia in eccesso per cederla alla rete quando è più utile, oppure ricaricare un veicolo elettrico nel momento più conveniente. Questa rete, distribuita e intelligente, e la capacità di immagazzinare energia e gestire i carichi in modo flessibile, rendono il modello smart district ancor più efficiente e resiliente.
Il concetto di smart district trova, ad esempio, una importante espressione organizzativa nel modello della Comunità Energetica Rinnovabile (CER). Dal punto di vista tecnico, una CER può essere vista come una rete virtuale che connette diverse unità produttive e di consumo. Accoglie soggetti differenti – cittadini, piccole e medie imprese, enti locali – ma con un principio cardine: tutti i membri ricevono benefici dall'appartenenza alla comunità. Il momento centrale è la condivisione dell'energia: chi ha un proprio impianto, come il fotovoltaico, non solo può produrre energia per consumarla direttamente, ma può anche condividere quella non autoconsumata con gli altri membri. Tuttavia, definire una CER esclusivamente come un modello di gestione energetica sarebbe riduttivo. Si tratta infatti di un progetto basato su un complesso valoriale più ampio, dove termini come partecipazione, educazione a un consumo consapevole e cambiamento diventano i veri pilastri della comunità. Conciliandosi con questo modello, l'infrastruttura tecnologica dello smart district può caricarsi anche di un significato sociale, diventando lo strumento per un nuovo modo di vivere insieme.
La tecnologia, infatti, da sola non basta. Il successo di uno smart district dipende dalla partecipazione attiva e consapevole dei suoi abitanti: i cittadini abituati a un uso sempre più consapevole delle tecnologie digitali e dell’energia diventano smart citizen.
La condivisione di valori comuni, come quelli legati alla sostenibilità nelle sue tre dimensioni — economica, sociale e ambientale — è fondamentale. L’utilizzo di tecnologie smart, il contenimento del consumo di risorse e la diffusione dei principi della sharing economy funzionano solo se i cittadini li accolgono come un cambio di paradigma del vivere insieme.
Sentirsi parte di una comunità, comprendere l'impatto delle proprie scelte energetiche e contribuire attivamente alla gestione delle risorse comuni è il passo decisivo per generare un cambiamento reale e duraturo.
Gli smart district non sono una visione futuristica, ma un percorso concreto per la rigenerazione delle città. Integrando infrastrutture digitali, sistemi energetici e modelli di coesione sociale, rappresentano un'opportunità unica per affrontare le sfide del nostro tempo, costruendo un futuro in cui il benessere delle persone, l’ottimizzazione delle risorse e dei consumi convivono in equilibrio. Un modello scalabile che, partendo anche dall'unità più piccola, un quartiere, ha il potenziale per ridisegnare le nostre città.
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