In un ufficio una ragazza con una maglietta nera brandizzata "Fondazione Rava", posa la mano sulla spalla di un giovane ragazzo mentre guardano insieme qualcosa sullo schermo di un computer.

"Borse del Cuore": sostenere il futuro  dei giovani, un impegno condiviso

 

Fondazione Francesca Rava e Plenitude insieme per offrire opportunità di crescita a ragazzi NEET e in situazioni di fragilità

03 febbraio 2025

G. ha 24 anni. Dopo aver abbandonato la scuola, in carcere comincia un percorso che lo porta a voler diventare educatore. I. di anni ne ha 21, e ha saputo trasformare le proprie vicissitudini in esperienza per dedicarsi a giovani che potrebbero aver vissuto situazioni simili. D., 19 anni, è un hikikomori che ha trovato interesse per l'informatica, ambito in cui vorrebbe lavorare. Queste sono solo tre delle testimonianze di giovani che hanno partecipato al progetto “Borse del Cuore” della Fondazione Francesca Rava, a sostegno di giovani fragili e NEET, acronimo di "Not in Education, Employment or Training". Ovvero, quei giovani che sono al di fuori di percorsi di studio e formazione professionale, e per questo a forte rischio di emarginazione.

Il progetto di Fondazione Rava è stato sostenuto da varie realtà aziendali tra cui Plenitude, coerentemente con la sua visione aziendale che mette al centro le persone e il loro sviluppo, considerando il sostegno alla comunità un investimento nel futuro. La partnership con Fondazione Francesca Rava, attraverso l'adesione al progetto Borse del Cuore, rappresenta un'azione concreta per offrire a 15 giovani beneficiari una seconda opportunità e promuovere la sostenibilità sociale.

Un percorso concreto: l’impatto delle Borse del Cuore

Il progetto della Fondazione Francesca Rava, attraverso percorsi di studio personalizzati e formazione professionale, mira al reinserimento sociale di giovani tra i 14 e i 22 anni, segnalati da istituzioni come l'Ufficio di Servizi Sociali per minorenni (USSM), l'istituto penitenziario minorile Cesare Beccaria e altre realtà locali. In particolare, Plenitude ha contribuito al progetto finanziando 15 borse di studio e di formazione professionale dell’ultima edizione, che si è svolta tra settembre 2023 e giugno 2024, e i ragazzi sono stati seguiti ciascuno da una tutor personale e da counselor professionisti.

Il percorso si è articolato tra incontri personali e di gruppo e diverse attività esperienziali, come laboratori teatrali, un corso di primo soccorso, la possibilità di assistere a un concerto alla Scala o visitare una mostra immersiva su Monet. Parallelamente, si è lavorato all’inserimento nel mondo del lavoro, con la stesura di CV e simulazioni di colloqui. Il percorso si è concluso con una visita alla sede Plenitude di Milano, dove i partecipanti hanno condiviso le loro storie, i loro sogni e il significato del progetto.

Con Chiara Del Miglio, da 20 anni nella Fondazione Francesca Rava, responsabile dei progetti educational, approfondiamo l’attività.

- Come è nata la collaborazione tra Plenitude e la Fondazione Francesca Rava e quali valori condividete nel progetto “Borse del Cuore”?
«La collaborazione tra Plenitude e la Fondazione Francesca Rava va anche oltre il progetto “Borse del Cuore” e si estende al volontariato aziendale, infatti condividiamo valori fondamentali come il rispetto, la condivisione, la sicurezza, il lavoro e la responsabilità. In particolare, con il progetto “Borse del Cuore” mettiamo al centro il valore della responsabilità, intesa sia a livello collettivo sia individuale, così come la valorizzazione del potenziale di ogni persona. Questo progetto, infatti, ha la peculiarità di lavorare sul singolo, riconoscendo e valorizzando le sue specificità e potenzialità».

- "Borse del Cuore" prevede un percorso personalizzato per ogni ragazzo. Può descriverci come è articolato?
«Ogni giovane partecipante è stato accompagnato da un tutor dedicato. Questo tutoraggio è fondamentale, poiché molti dei nostri beneficiari hanno bisogno di un supporto psicologico costante e spesso non hanno fiducia in sé stessi o qualcuno con cui parlare. I tutor fungono da ponte tra il ragazzo e la Fondazione, garantendo un monitoraggio attento del percorso e permettendo al ragazzo di imparare ad avere fiducia in sé e negli altri. Una volta individuate le esigenze specifiche, il percorso viene adattato in base alle necessità, che possono includere il supporto allo studio, come l'ottenimento della patente o la ricerca di un lavoro».
- Quali sono le principali difficoltà che riscontra nel percorso di crescita dei giovani fragili e NEET?
«Le maggiori difficoltà si presentano quando i ragazzi non hanno figure di riferimento solide alle spalle. Ad esempio, per i giovani che provengono dal carcere minorile Cesare Beccaria, il rischio di ricaduta è elevato se, una volta usciti, non trovano un ambiente familiare o sociale di supporto. Per questo, è fondamentale la sinergia tra Fondazione, tutor e comunità che hanno in affido i ragazzi. Quando tutte le componenti sono allineate e il ragazzo è motivato, non riscontriamo invece particolari ostacoli. È necessario, però, che vi sia un desiderio autentico da parte del ragazzo di migliorare la propria situazione. La Fondazione, in questo senso, si pone in ascolto delle esigenze individuali, fornendo gli strumenti necessari per farcela e guidando i ragazzi verso i loro obiettivi».

- Quali sono gli strumenti che “Borse del Cuore” lascia ai ragazzi per affrontare il futuro?
«Al termine del percorso, ci impegniamo a lasciare ai ragazzi strumenti concreti e, soprattutto, una nuova visione del mondo. Attraverso esperienze come le serate alla Scala e le visite ai musei, mostriamo loro la bellezza che esiste al di là delle loro realtà quotidiane, incentivandoli a sognare e a puntare a obiettivi sempre più ambiziosi. Il lavoro con i counselor è fondamentale per rafforzare l'autostima, aiutando ogni singolo ragazzo a scoprire e valorizzare il proprio potenziale. Essere finalmente “visti” ed ascoltati è la chiave per dare una nuova opportunità ai beneficiari. In questo percorso, contribuisce anche l'esperienza del volontariato, che permette loro di sentirsi utili e di passare da beneficiari a protagonisti attivi, contribuendo così a costruire un'immagine positiva di sé».

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