Salta il menu e vai al contenuto di pagina
Persone al computer

ESG: a misura di un
business sostenibile


Ambiente, società e governance, tre diverse prospettive per guardare al ruolo dell’azienda oggi e nel futuro. Cosa sono i criteri ESG e perché ne parliamo sempre di più?

07 agosto 2024

Nel 1984 il filosofo ed economista Robert Edward Freeman introduceva la teoria degli stakeholder nel suo saggio più celebre[1], una risposta implicita alla corrente di pensiero che poneva il profitto come unico obiettivo dell’impresa. Gli stakeholder secondo Freeman, infatti, sono sì gli investitori, ma anche le persone che lavorano per l’impresa, i clienti, la catena di fornitura, le comunità locali dove hanno sede gli stabilimenti e tutti coloro che, a vario titolo, sono contraddistinti dall’avere uno stake, ovvero un interesse, nelle attività dell’impresa.

Qualcosa si è spezzato nella teoria economica dominante: l’impresa ha smesso di essere un’isola ed è diventata un arcipelago di relazioni tra le persone. Questa teoria, oggi, ha modificato i criteri secondo i quali si valutano le aziende sia economicamente sia per la loro capacità di creare valore in tutte le relazioni. Il coinvolgimento degli stakeholder è diventato quindi parte del processo di definizione della strategia aziendale che tocca anche aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG).

[1] Strategic Management: A Stakeholder Approach

Cosa sono i criteri ESG

ESG quindi è l’acronimo che si riferisce a questi tre criteri di valutazione dell’impegno di un’azienda:

  • Environmental (ambientale): spazia dalla riduzione dell’impatto (ad esempio per quanto concerne le emissioni di gas a effetto serra o il consumo di risorse naturali) fino alla possibilità di imprimere un’impronta positiva (ad esempio con la tutela della biodiversità);
  • Social (sociale): si riferisce al rapporto con tutti gli stakeholder, considerando aspetti come la salute e sicurezza sul lavoro, la diversità e l'inclusione, il rispetto dei diritti umani;
  • Governance (di governance): riguarda la struttura dell'azienda, i suoi processi decisionali, la gestione del rischio, la trasparenza e l'etica aziendale.

Questi criteri sono utilizzati dagli investitori, attraverso i rating ESG, per valutare modelli di business sostenibili e nuove opportunità di investimento. Questi ultimi si basano anche sulle informazioni contenute nei bilanci di sostenibilità, documenti che, in caso di obbligatorietà, diventano sempre più rigorosi negli aspetti di rendicontazione, al pari dei bilanci finanziari.

ESG, le radici di una bussola per la modernità

Il concetto di investimento responsabile non è nuovo se pensiamo che già nel XVIII secolo alcune comunità religiose evitavano di investire in attività considerate lontane dalla loro morale. Quello che prima era un modus operandi che investiva esclusivamente la sfera valoriale, negli ultimi decenni si è ampliato, interessando ambiente e società e assumendo via via un ruolo centrale nella valutazione stessa di un’impresa. A partire dagli anni Novanta cambia l’approccio nei confronti delle politiche ambientali: ciò che veniva ritenuto un costo per l'impresa, nel volgere di pochi anni viene considerato un vero e proprio asset di sviluppo. L'adozione dei Principi per l'Investimento Responsabile (PRI) delle Nazioni Unite nel 2006 ha segnato un punto di svolta, fornendo un quadro di riferimento globale per l'integrazione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento. In questo scenario interviene anche la Commissione Europea che, nel 2018, con il Piano d’Azione sulla finanza sostenibile raccomanda dieci azioni da intraprendere a livello europeo per favorire la canalizzazione degli investimenti finanziari verso un'economia maggiormente sostenibile, considerare la sostenibilità nelle procedure per la gestione dei rischi e rafforzare la trasparenza e gli investimenti di lungo periodo. In particolare, definisce le principali linee guida per il reporting delle climate-related information, così da creare una tassonomia di riferimento per definire ciò che è sostenibile e identificare gli ambiti in cui gli investimenti sostenibili possono incidere maggiormente.

ESG e SDG: gli obiettivi dell’impresa integrano il sistema paese

L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite ha definito 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) che rappresentano una chiamata all'azione globale. Integrando gli ESG nella propria strategia, anche le aziende – insieme alle istituzioni e al terzo settore - possono svolgere un ruolo chiave nel raggiungimento degli SDG. Investire in energie rinnovabili, ad esempio, vuol dire contribuire all'SDG 7, mentre promuovere l'inclusione interviene nell'SDG 8.

Grafico SDG

I pilastri della strategia ESG di Plenitude

La strategia di sostenibilità di Plenitude, integrata al suo business, ha delineato un modello di fare impresa incentrato su obiettivi di crescita sostenibile e si fonda su cinque pilastri: Governance, Clima ed emissioni, Sostenibilità di business, Persone, Comunità.

Questi pilastri permettono di orientare gli sforzi sugli obiettivi ritenuti più in linea con la mission aziendale, la strategia e le iniziative intraprese. Attraverso il modello di business adottato, Plenitude si impegna attivamente a contribuire a 10 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) definiti dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Coerentemente con questo percorso, nel 2021, ha aggiornato il proprio Statuto Societario divenendo Società Benefit.
Questo impegna la Società a perseguire quattro finalità specifiche di beneficio comune:

  • Diffusione della cultura dell’uso sostenibile dell’energia;
  • Soluzioni e tecnologie per l’utilizzo responsabile dell’energia;
  • Promozione della diversità e dell’inclusione;
  • Centralità del cliente e approccio trasparente e corretto.
     

Il risultato di questo lavoro è stato ben sintetizzato nel Report di Sostenibilità e Relazione di Impatto 2023, pubblicato a maggio 2024, in allegato al documento di bilancio. Qui è possibile leggere i risultati ottenuti in un contesto che attualmente vede operare Plenitude in oltre 15 Paesi offrendo soluzioni energetiche a oltre 10milioni di clienti. In questo documento, accanto ai risultati raggiunti, sono dichiarati i target futuri e viene analizzato il percorso di trasformazione intrapreso da Plenitude per diventare sempre più un abilitatore della transizione energetica, con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette Scope 1, 2 e 3 entro il 2040.

Dal presente al futuro

Accanto ai traguardi raggiunti, nel Report di Sostenibilità e Relazione di Impatto 2023, sono indicati quelli posti per il prossimo futuro come fornire entro il 2030 energia elettrica certificata da fonti rinnovabili al 100% dei suoi clienti, quindi anche al segmento Business to Business (B2B), ed espandere significativamente la propria rete di punti di ricarica per veicoli elettrici, puntando a 24.000 punti entro il 2024 e a 40.000 entro il 2027. O anche impegnarsi nella promozione della diversità e dell'inclusione, con l'obiettivo di raggiungere il 50% di donne sul totale dei dipendenti entro il 2025, investire nelle persone, offrendo un piano di welfare moderno e promuovere un’attività di formazione continua. Allo stesso tempo Plenitude è attiva nel supporto alle comunità locali, investe in iniziative di diffusione della cultura di un uso sostenibile dell'energia e sostiene progetti di contrasto alla povertà energetica ed educativa e di inclusione sociale. Un percorso che vi stiamo raccontando perché crediamo che la relazione tra le persone, dentro e fuori l’azienda, sia un momento fondamentale del fare impresa perseguendo contemporaneamente finalità di beneficio comune.

Link copiato con successo
Condividi:
Ti potrebbe interessare
Report

SOSTENIBILITÀ • Articolo • 02 Lug 2024

Plenitude: i principali risultati ESG nel 2023

Leggi di più
1 /