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Eolico offshore in Sud Italia: situazione e prospettive

 

Produzione di energia per il fabbisogno nazionale e contributo alla decarbonizzazione del Paese. Sono questi i punti di forza di una delle fonti di energia rinnovabile che sta maggiormente attirando l’attenzione di imprese ed enti pubblici in Italia negli ultimi anni, soprattutto al Sud.

12 giugno 2023

Gli impianti eolici offshore sono strutture dotate di pale, turbine e generatori collocati in mare aperto al largo delle coste: lo scopo della loro installazione è quello di sfruttare al meglio l’enorme potenziale energetico del vento. È proprio in mare aperto che si riscontra il massimo della sua forza. Il vantaggio di questo tipo di collocazione è il suo isolamento, lontano da centri abitati, siti industriali, porti o infrastrutture in generale. Caratteristica che rende queste installazioni poco impattanti anche a livello paesaggistico. Inoltre, il fattore distanza dalla costa rende possibile utilizzare rotori di maggiori dimensioni e quindi capaci di catturare e produrre più energia.

Il primo parco eolico offshore è datato 1991 e costruito in Danimarca: si tratta del parco di Vindeby nel Mar Baltico costituito da 11 turbine eoliche da 450 kW l‘una, per una potenza installata totale di 4,95 MW. Il più grande parco eolico offshore al mondo attualmente in funzione è il Dogger Bank Wind Farm e si trova nel Mare del Nord, a una distanza di 130 km dalla costa britannica nello Yorkshire. È composta da 277 turbine suddivise in tre aree.

Eolico offshore: la situazione in Italia

Se alla metà del 2022 si poteva contare solo sull’impianto eolico offshore Beleolico di Taranto con 10 pale e 30 MW di capacità, sommando la potenza complessiva dei progetti che hanno chiesto il via libera al Governo di recente si arriva, secondo calcoli del giornale online Open alla bellezza di 5,5 Gigawatt.

All’interno del panorama del panorama eolico offshore italiano, anche noi come Plenitude abbiamo annunciato, a fine gennaio 2023, la firma di un accordo con Simply Blue Group, sviluppatore irlandese di progetti di blue economy, per lo sviluppo congiunto di una pipeline di nuovi progetti eolici offshore galleggianti in Puglia e in Calabria, che sono già stati presentati alle autorità competenti.

Il progetto pugliese, situato a circa 30 km dalla costa di Otranto, avrà una capacità complessiva di 1,3 GW e potrà fornire annualmente una produzione di energia di circa 3,8 TWh. Il progetto calabrese, situato a circa 45km dalla costa di Crotone, avrà una capacità complessiva di 1,1 GW e potrà fornire annualmente una produzione di energia fino a 3,5 TWh.

E se invece ci concentriamo sugli ultimissimi piani di sviluppo, con GreenIT, la joint venture italiana per le energie rinnovabili tra noi di Plenitude e CDP Equity (Gruppo CDP), e Copenhagen Infrastructure Partners (CIP – attraverso i suoi Flagship Funds), abbiamo firmato lo scorso marzo 2023 un accordo per lo sviluppo di tre parchi eolici offshore con fondazioni galleggianti, di cui due in Sardegna al largo di Olbia che porteranno – una volta operativi tra il 2028 e il 2031 - una potenza di circa 500 MW e 1.000 MW.

Insieme al terzo parco eolico nel Lazio, al largo di Civitavecchia, i tre progetti dovrebbero generare circa 5 TWh/anno. L’intero portafoglio eolico offshore italiano della partnership raggiungerà una potenza di quasi 3 GW con una produzione annua di circa 7 TWh di energia rinnovabile, in grado di soddisfare i consumi elettrici di quasi 2,5 milioni di famiglie, contribuendo così agli obiettivi di decarbonizzazione del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030.

In generale si riscontra l’interesse di molti operatori, non solo nazionali, per installare nel Mar Mediterraneo al largo delle coste italiane dei parchi eolici offshore e anche di dimensioni medio-grandi superando i 900 Mw di eolico offshore entro il 2030 previsti inizialmente dal Governo. Un traguardo che, se dovessero arrivare le autorizzazioni, sarebbe raggiunto e superato facilmente da uno solo dei tanti progetti depositati negli scorsi mesi.

Sviluppi e ricadute sul territorio italiano

Il vantaggio primario derivato dall’installazione di impianti eolici offshore riguarda anzitutto i risvolti positivi per il percorso di decarbonizzazione del territorio che li ospita. Nella fattispecie, per avere un’idea tanto degli investimenti quanto delle ricadute energetiche, solo per il Mezzogiorno e le Isole, basti pensare che ai 30 MW di Taranto sono corrisposti circa 80 milioni di euro di investimento.

Dopo i primi tempi pionieristici di questa tecnologia in mare aperto, che hanno visto la Germania e i Paesi del Nord Europa come innovatori, è arrivata la volta del Sud Europa con Portogallo, Spagna e soprattutto Italia ai primi posti per nuovi progetti. Le regioni interessate possono diventare dei veri e propri hub di energia da fonti rinnovabili grazie alle risorse che il territorio mette a disposizione: vento e sole.

Questa è una grande opportunità sia dal punto di vista di una maggiore produzione energetica locale, sia per una serie di ricadute positive, industriali e occupazionali, sul territorio. Ad esempio, nel segno di un nuovo tessuto industriale con fabbriche di moduli fotovoltaici, aerogeneratori, sistemi di accumulo piccoli e grandi, produzione di auto e autobus elettrici. Gli stessi porti possono ospitare anche aree dedicate all’assemblaggio di componenti per aerogeneratori di parchi eolici, e ospitare i centri operativi per il monitoraggio e la manutenzione degli impianti.

Senza dimenticare il ruolo che centri di ricerca e sperimentazione, università e le scuole di specializzazione italiane possono ricoprire nel campo dell’innovazione tecnologica a supporto dello sviluppo di nuovi parchi eolici, in collaborazione con le aziende, sia nazionali che straniere, coinvolte nei progetti.

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